A CURA DI

AVV. ANTONELLA ROBERTI

LE AUTO STORICHE: UNO STUDIO DELLA FONDAZIONE CARACCIOLO DELL’AUTOMOBILE CLUB D’ITALIA (CON NOTA DELLA DIREZIONE).

 

Foroeuropa è grata alla Fondazione Caracciolo dell’Automobile Club d’Italia per il consenso di pubblicare il suo interessantissimo studio sulle Auto storiche in Italia, nonché la presentazione che ne ha fatto la sua Presidente dottoressa Giuseppina Fusco in audizione al Senato della Repubblica. Ogni auto è già di per sé una testimonianza della capacità dell’uomo di creare un oggetto capace di muoversi per forza propria, ma lo studio ha il pregio di spiegarci come e perchè questa testimonianza assuma un valore storico-culturale e susciti una vera e propria passione con riferimento a determinati modelli, ai loro significati di evoluzione tecnologica o al loro rilievo estetico e socio-economico, nonché con riferimento all’intrecciarsi di detti aspetti con epoche ed eventi storicamente rilevanti.

 

Evento di presentazione presso il Senato della Repubblica 

dello studio della Fondazione Caracciolo 

Il Motorismo storico in Italia 

1° Rapporto sul mondo delle auto storiche 

Introduzione della Presidente Giuseppina Fusco

 

Le auto storiche costituiscono uno straordinario patrimonio da salvaguardare e da trasferire alle generazioni future quali opere d’arte in movimento, testimonianza di creatività, progettualità e inventiva, di design, eleganza e bellezza. Un patrimonio che racconta, attraverso l’evoluzione dell’automobile, l’evoluzione dei gusti, dei costumi e della cultura degli italiani e, al contempo, testimonia l’evoluzione dell’industria, della economia e della società, in un percorso lungo oltre un secolo.

La Fondazione Filippo Caracciolo, il centro studi e ricerche della Federazione ACI, fin dalla sua costituzione sviluppa ricerche, analisi e studi scientifici, supportati anche da indagini campionarie e on the road, sulle tante e sempre più complesse tematiche della mobilità, con una attenzione specifica al settore dell’automotive.

Gli studi, fondati su basi rigorosamente scientifiche e sviluppati in ottica di oggettività, neutralità e terzietà, perseguono finalità conoscitive e di valutazione di impatti. Sia che si affrontino i temi della transizione energetica o dell’innovazione tecnologica e digitale nei trasporti, sia che si analizzino gli sviluppi della sharing mobility e dei servizi di mobilità, o le politiche per la mobilità adottate a livello nazionale e locale, gli approfondimenti sono volti a conoscere e ad analizzare i fenomeni, in primo luogo, per poi apprezzarne gli effetti sull’ambiente, sulla sicurezza e sul benessere dei cittadini, con il fine ultimo, il più ambizioso, di misurarne gli impatti sul sistema economico e sociale.

In questo ambito scientifico e con queste complesse finalità di analisi, quali sono state le ragioni che hanno spinto la Fondazione Caracciolo ad avvicinarsi al mondo delle auto storiche?

Una prima ragione è insita nella consapevolezza della rilevanza del patrimonio di veicoli storici presenti nel nostro Paese, un patrimonio artistico e culturale la cui tutela rientra tra i valori condivisi e sanciti dagli stessi principi alla base del nostro ordinamento costituzionale.

Ma quali sono le sue dimensioni quantitative? E quale la sua composizione? Come è distribuito sul territorio nazionale? E quale è il valore economico del parco? Quante le risorse finanziarie spese per il suo mantenimento?

Tutte domande che non trovano una risposta immediata, mancando informazioni e dati consolidati, strutturati e soprattutto coerenti e condivisi tra tutti gli stakeholders.

Una seconda ragione discende dalla constatazione della costante e progressiva crescita del fenomeno “passione” per il motorismo storico, un fenomeno che coinvolge sempre più investitori, collezionisti, proprietari e, soprattutto negli ultimi anni, in percentuali addirittura maggiori, i semplici appassionati, non proprietari di veicoli storici. Senza dimenticare il numero crescente di cittadini attratti da musei, manifestazioni, esposizioni, sfilate in città o raduni fuori porta. Persone di ogni età e condizione, compresi, inaspettatamente, i più giovani, che iniziano ad avvicinarsi al mondo delle auto storiche magari per l’acquisto di una più abbordabile “Youngtimer”.

Soltanto per dare un indice, il Salone Moto e Auto d’epoca di Padova, che contava circa 60.000 visitatori nel 2010 e 74.000 nel 2014, ha quasi raddoppiato le presenze cinque anni dopo: 130.000 nel 2019.

Così come è significativo rilevare che l’auto Classica è salita al 2° posto, subito dopo gli oggetti d’arte (pittura e scultura), nella classifica degli investimenti preferenziali in beni di pregio.

Altra ragione, certamente non meno importante, anzi la più rilevante per la Fondazione, risiede nella considerazione dell’elevata presenza, nel nostro parco circolante, di auto con più di venti anni di età, che è l’età minima, in Italia (non così all’estero), per il potenziale riconoscimento di auto di interesse storico e collezionistico: su oltre 40 milioni di automobili iscritte al Pubblico Registro, circa 9,8 milioni sono auto ultraventennali, quasi il 25% del totale. Nel 1992 (anno di adozione del nuovo Codice della Strada), le ultraventennali erano poco più di 1,4 milioni, il 5 % del totale.

Questa elevata presenza di auto poco sicure, inquinanti e climalteranti ha reso ancor più evidente l’esigenza di dimensionare il più possibile correttamente e rigorosamente il parco auto storiche, per valutarne gli impatti sulla sostenibilità della mobilità (ambiente, salute e sicurezza) senza dimenticarne peraltro i riflessi sul piano della fiscalità e sulle politiche di mobilità e di accesso nei centri cittadini.

 

Lo studio

Lo studio, durato oltre due anni, si è rilevato più complesso del previsto, proprio per la carenza e la frammentarietà dei dati e delle informazioni disponibili.

Per colmare le lacune conoscitive, i ricercatori della Fondazione hanno incrociato banche dati e analizzato tutte le fonti informative rinvenibili, arrivando così a definire le dimensioni del parco circolante storico per classi di età delle autovetture, per classi di età e tipologia dei proprietari e per distribuzione territoriale. Una prima solida base dati qualitativa e quantitativa, che è stata poi associata al valore di listino dei diversi esemplari, consentendo, mediante un complesso processo di analisi, di stabilire il valore economico complessivo del patrimonio automobilistico storico nazionale.

Ma per comprendere e analizzare a fondo il complesso mondo del motorismo storico, la Fondazione ha costituito focus group di esperti (direttori di musei, organizzatori di eventi, collezionisti, restauratori, giornalisti specializzati) e ha realizzato interviste a cultori di auto d’epoca, coinvolgendo oltre 60 soggetti, con la finalità ultima di redigere un questionario di ricerca, che è stato poi somministrato ai soci e agli abbonati web dell’ACI; oltre 10.000 sono stati gli intervistati che hanno restituito i questionari compilati.

Un campione robusto e una robusta metodologia di analisi, che si è avvalsa anche del supporto di sociologi, statistici ed economisti.

I risultati dei lavori svolti sono illustrati nello studio della Fondazione Caracciolo “Il Motorismo Storico in Italia -  1° Rapporto sul mondo delle auto storiche”.

In questa sede, è opportuno tuttavia anticipare alcuni dati emersi dalla indagine, che appaiono meritevoli di attenta riflessione.

 

I risultati dello studio

Dei quasi 10 milioni di auto ultraventennali, 4,3 milioni sono auto storiche secondo la stima della Fondazione Caracciolo; di queste, poco meno di 400.000[1] sono le auto storiche in età compresa tra 20 e 29 anni, soltanto il 7% dei 5,9 milioni di automobili della medesima età circolanti in Italia.

Le auto storiche si muovono pochissimo e mai, o quasi mai, per spostamenti sistematici o abituali; un’auto storica percorre infatti meno di 2.000 Km all’anno mediamente. Quindi un impatto, se non irrilevante, quanto meno marginale sulla congestione del traffico e sulla sostenibilità della mobilità.

Considerata la numerosità delle auto ultraventennali in circolazione, è importante, pertanto, anche ai fini delle politiche di mobilità e di accesso nei centri cittadini, non confondere le auto storiche con quelle soltanto vecchie o vetuste, insicure e altamente inquinanti, di cui andrebbe semmai incentivata la rottamazione e la sostituzione, visto che chi le possiede non ha presumibilmente, nella gran parte dei casi, la possibilità finanziaria di acquistarne una nuova. Esiste, infatti, una stretta correlazione tra età dell’auto e reddito pro-capite, laddove le auto ultraventennali sono diffuse soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, mentre le auto di maggiore età (oltre 60 anni), maggiore pregio storico e valore economico sono concentrate quasi esclusivamente nelle aree del Nord del Paese.

I proprietari di auto storiche sono poco meno di 1,8 milioni, ma il 62% degli appassionati non ne possiede neanche una. Eppure visita musei, partecipa a manifestazioni, sottoscrive abbonamenti a riviste specializzate, coltiva in ogni modo la passione.

Perciò, attenzione a ritenere il motorismo storico un fenomeno soltanto di nicchia riservato a pochi cultori di élite: la passione va oltre il possesso, poiché le auto storiche sono non soltanto opere d’arte, al pari di quadri o sculture, da conoscere e ammirare, ma anche oggetti in movimento, capaci di trasmettere rumori, odori, ricordi, sensazioni che riportano indietro nel nostro vissuto.

Il patrimonio di auto storiche vale, secondo le stime della Fondazione Caracciolo, 103,9 miliardi di euro, il 5,4% del PIL nazionale. Un valore certamente non sovrastimato, considerato il rigore scientifico applicato nella determinazione delle dimensioni del parco e nella individuazione del valore da attribuire a ciascun modello.

La spesa annua sostenuta dai proprietari per il suo mantenimento è di 5,7 miliardi, un investimento “privato” importante per la conservazione di beni che assumono peraltro “rilevanza pubblica” proprio in quanto opere d’arte e che dà lavoro a micro e piccole imprese artigiane specializzate, diffuse sul territorio.

Perciò, attenzione a non disperdere il valore del parco auto storiche, il cui mantenimento richiede non soltanto investimenti importanti, ma anche scuole e corsi di specializzazione per la formazione di meccanici, carrozzieri, tappezzieri, verniciatori, mano d’opera ed esperti qualificati nel restauro e nella conservazione di modelli non più in produzione o in totale disuso. Pena il progressivo decadimento.

Ultimo corollario: ogni anno, gli appassionati di auto storiche, proprietari e non, spendono mediamente 2 miliardi di euro per la partecipazione a eventi e manifestazioni di motorismo storico.

Una spesa che, aggiunta ai 5,7 miliardi di euro di spese di mantenimento e gestione, determina una spesa annua prossima agli 8 miliardi di euro.

Ma questa è una stima assai parziale dell’indotto del motorismo storico: andrebbero infatti valutati gli effetti moltiplicatori sull’industria turistica, alberghiera, della ristorazione, eno-gastronomica, dei trasporti, del tempo libero, dell’abbigliamento, dell’oggettistica e dei servizi.

Un esercizio estremamente complesso, che la Fondazione Caracciolo auspica di poter sviluppare nel “2° Rapporto sul mondo delle auto storiche”.

 

[1] Il dato è stato costruito assumendo gli esemplari di auto contenuti nella “Lista di salvaguardia” che individua i modelli tra 20 e 29 anni meritevoli di considerazione e di tutela secondo le valutazioni di un gruppo di esperti (ACI Storico, Stellantis Heritage, Registro Italiano, Alfa Romeo - RIAR, Associazione Veicoli Storici – ASUS, Rivista mensile Ruote classiche).

 

Visualizza qui di seguito il documento della Fondazione Caracciolo - Il Motorismo Storico in Italia. 1° Rapporto sul mondo delle auto storiche.