A CURA DI

AVV. ANTONELLA ROBERTI

PATTO SU MIGRAZIONE E ASILO.

UN SISTEMA COMUNE DELL’UE PER GESTIRE LA MIGRAZIONE

Autore: Prof. Claudio De Rose, Direttore responsabile e coordinatore scientifico

All'editoriale ha contribuito la dott.ssa Laura De Rose, Vice direttore.

 

Il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, approvato dal Parlamento europeo il 10 aprile e adottato dal Consiglio dell’Unione Europea il 14 maggio 2024, rappresenta un importante traguardo dell’Unione Europea (UE) in un’area essenziale per i Paesi membri e i loro cittadini.

Grazie a un insieme di norme e misure comuni l’Unione sarà non solo in grado di fronteggiare meglio le situazioni di crisi, ma anche di offrire condizioni di accoglienza più coerenti e trasparenti per i migranti e i richiedenti asilo. 

Innanzitutto, il Patto si propone di rafforzare la sicurezza delle frontiere esterne, attraverso un meccanismo di screening rigoroso, che non consentirà di registrare coloro che non soddisfano specifici prerequisiti di sicurezza e salute. Una novità importante in questo quadro è la nuova banca dati Eurodac, la quale permetterà dei controlli capillari e un’identificazione sicura, in quanto basata sulle impronte digitali e altri dati biometrici, su chiunque entri nell'UE come richiedente asilo o migrante irregolare.

Inoltre, il Patto prevede una procedura obbligatoria per tutti i richiedenti asilo volta a identificare più facilmente coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale e ad applicare a questi ultimi un rimpatrio efficiente con sostegno alla reintegrazione, grazie a nuove forme di cooperazione tra l’Unione e i paesi d’origine. 

Il nuovo pacchetto include anche protocolli di crisi per fronteggiare situazioni di emergenza, garantendo supporto operativo e finanziamenti. Tutti i Paesi dell’UE sono chiamati a partecipare a un meccanismo di solidarietà permanente, tra ricollocazioni, contributi finanziari, supporto operativo, detrazioni sulle richieste e “compensazione delle responsabilità”.

Tali procedure permetteranno  di affrontare meglio, anche da un punto di vista politico, le cosiddette “situazioni di strumentalizzazione”, ovvero le situazioni in cui un paese terzo o un attore ostile incoraggia o facilita la circolazione di cittadini di paesi terzi e apolidi al fine di destabilizzare l’Unione o un Paese membro.

Dopo negoziati particolarmente lunghi e difficili, l’UE si è quindi finalmente dotata di norme chiare sull’asilo. Innanzitutto, il nuovo regolamento introduce obblighi specifici e rigorosi per i richiedenti durante la procedura, incluso l’obbligo di restare nel Paese membro responsabile per la gestione dell’asilo e della migrazione, e quello di collaborare con le autorità in tutte le fasi della procedura.

Inoltre, ai sensi del regolamento sulla procedura di asilo, una domanda presentata in qualsiasi Paese membro dopo che è stata emessa una decisione su una domanda precedente divenuta definitiva è da considerarsi domanda successiva, qualunque sia il Paese membro che abbia emesso la prima decisione (non solo nello stesso Paese membro come avviene attualmente). Infine, il nuovo regolamento garantisce l’effettiva determinazione di quale paese dell’UE sarà responsabile della gestione di una domanda di asilo, prevenendo anche i movimenti secondari: i richiedenti asilo dovranno presentare domanda di protezione internazionale nel paese dell'UE di primo ingresso e rimanervi fino a quando non verrà determinato il paese responsabile della loro richiesta.

Lungi dall’essere solo rivolto a difendere la “roccaforte Europa”, il nuovo Patto rappresenta anche uno strumento di solidarietà nei confronti dei cittadini dei paesi terzi, garantendone i diritti. Per esempio, la direttiva sulle condizioni di accoglienza stabilisce standard armonizzati in tutta l’UE e richiede condizioni di vita adeguate per i richiedenti asilo, rafforzando al contempo tutele e garanzie e migliorando i processi di integrazione. Inoltre, il regolamento sulle qualifiche rafforza e armonizza i criteri per la protezione internazionale e chiarisce i diritti e gli obblighi dei beneficiari.

Il Patto si propone anche di offrire strumenti appropriati per sviluppare una nuova politica europea delle migrazioni.

Per esempio, al fine di prevenire le partenze irregolari, l’Unione sosterrà i paesi partner prioritari rafforzando le capacità delle loro autorità di frontiera, anche attraverso accordi mirati di cooperazione con Frontex.

Contrastare il traffico dei migranti è un altro aspetto essenziale, da raggiungere non solo per mezzo di nuovi partenariati tra le autorità dei paesi di origine e quelle dei Paesi membri, ma anche dotando Europol di nuovi strumenti operativi e di intervento sul territorio, a sostegno diretto delle indagini contro i trafficanti di esseri umani. 

Infine, il nuovo pacchetto di norme si propone anche di incoraggiare percorsi sicuri e legali verso l’UE per le persone bisognose di protezione, ma anche per i migranti economici, cioè coloro che si muovono per motivi di lavoro. Ciò sarà sempre più strategico negli anni a venire, tenendo conto del crescente fabbisogno di manodopera necessaria a soddisfare i bisogni dei sistemi sociali e produttivi europei, messi in crisi dal profondo processo di invecchiamento demografico e declino della forza lavoro in età giovane-adulta previsto nel corso dei prossimi 30 anni. Un piano biennale determinerà il numero complessivo delle persone da ammettere nell'Unione e conterrà indicazioni sul contributo di ciascun Paese membro, nonché sui Paesi extra-UE da cui dovrà avvenire l'ammissione. Gli sforzi volontari dei Paesi membri saranno sostenuti da finanziamenti adeguati a carico del bilancio dell’UE, tenendo conto della disponibilità di bilancio.

In conclusione, questo nuovo Patto dimostra la capacità dell’Unione di offrire ai Paesi membri e ai loro cittadini strumenti nuovi per affrontare problematiche urgenti e complesse, in modo potenzialmente più efficace di quanto potrebbero farlo i paesi singoli e nonostante le crisi geopolitiche attuali.

Il nuovo patto rappresenta altresì il costante impegno che l’Europa unita pone nei traguardi fondati sulla pace e intesi alla tutela dei diritti umani. Ciò mentre il resto del Mondo è attraversato da tensioni e contrasti internazionali la cui soluzione è affidata completamente ed esclusivamente ai conflitti armati.