A CURA DI

AVV. ANTONELLA ROBERTI

UN ALTRO DISCORSO AI GIOVANI DELLA PRESIDENTE PIERA MAGGI CON PRESENTAZIONE DI FOROEUROPA.

 

La Presidente Maggi ha cortesemente messo a nostra disposizione il testo di un altro discorso da lei rivolto agli studenti del Liceo Giulio Cesare in Roma, esattamente il 23 maggio 2019. Questa volta il tema centrale è stata la legalità, intesa come unità di misura della società democratica. Anche in questa occasione,nel tracciare le componenti essenziali delle nozioni giuridiche, la Presidente Maggi ha ricordato come i valori del diritto abbiano bisogno di essere supportati dai valori individuali e sociali, che sono (o dovrebbero essere) alla base di un’illuminata convivenza civile. Nel ringraziare la Presidente Maggi, Foroeuropa formula l’auspicio che le sue parole siano lette e condivise, oltre che dai giovani, anche da chi ha qualche anno in più.

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Visita al Liceo Giulio Cesare del 23 maggio 2019 

del Presidente della Sezione Giurisdizionale per il Lazio dott.ssa Piera Maggi

 

Cari ragazzi,

la vostra professoressa mi ha preannunciato che ci saremmo incontrati nell’aula intitolata alla legalità e, pertanto, credo sia dovuto un qualche accenno su questo concetto.

Il termine legalità, già da solo, evoca una situazione in cui una società organizzata e, quindi, sottoposta a leggi, latamente intese, deve vivere  nel rispetto di esse.

In tale definizione, peraltro, non è compresa solo l’osservanza da parte dei cittadini delle norme, ma rientra anche l’osservanza di esse da parte delle Istituzioni e, quindi, dello Stato e tale concetto è più propriamente espresso nella definizione di Stato di diritto.

Il sistema, quindi, è in qualche modo, bifronte e si registra, quindi, la situazione in cui la regolamentazione investe la società nel suo insieme.

Vediamo ora i due aspetti.

L’etimologia della parola Legge evoca, già in sé, l’idea di un legame, di un vincolo, di qualcosa che limita e costringe, ma come nasce questa soggezione alla legge? Ricordiamo che anche la parola ius sembra possa derivare dal nome di Zeus, e,  quindi, si evidenzia come,  fin dall’antichità, si avvertisse la sacralità delle norme che assicuravano l’ordine e la convivenza sociale.

Il diritto garantiva, cioè, valori sacri ed era accettato perché è insito nella parola stessa il concetto di retto, di giusto, e, quindi, esso si riferisce a valori universali di cui si sente l’esigenza, in una società civile, come salvaguardia della pace e della non violenza per tutelare le proprie ragioni.

Ciò posto potrebbe pensarsi che il diritto sia interesse dei deboli che, inseriti in un contesto regolato da norme, trovano protezione, e sicurezza, ma questa è una visione che non coglie la dimensione sociale del problema. Infatti, ogni società comprende componenti varie e differenti e non stabili e, quindi, anche il più forte può avere interesse ad esempio, a proteggere i suoi figli che sono deboli, anche solo per età, e il più debole può avere qualità (saggezza, intelligenza, lungimiranza) tali da essere indispensabili al più forte e, comunque, una malattia può rendere debole chiunque e una inaspettata fortuna può rendere forte il più debole.

Si giunge, quindi, a giustificare il diritto e l’esigenza di legalità con il bisogno di giustizia (che comprende anche la possibilità di adire un giudice per far valere le proprie ragioni) e la giustizia è valore etico che può sintetizzarsi come la necessità di dare a ciascuno ciò che gli spetta con possibilità di tutela.

Da questo contesto deriva che l’osservanza della legge trova la sua forza nella volontà condivisa di creare una società giusta e, in quanto tale, adeguata e funzionale alle esigenze della vita comune.

Un concetto fondamentale, ed elaborato da grandi costituzionalisti, è quello dell’effettività dell’ordinamento e, cioè, della media osservanza delle norme da parte dei cittadini che rende lo Stato funzionante senza un eccesso di sanzioni.

Tale osservanza è frutto della condivisione delle norme che scaturisce dalla democraticità delle scelte su cui si fondano dette norme. Infatti, se queste ultime sono date da legislatori eletti, vi dovrebbe essere corrispondenza tra le scelte del legislatore ed il comune sentire  e quello che è il vincolo della legge dovrebbe essere avvertito non come pesante ma come necessario e utile. Diversamente, ove le norme non siano condivise dalla maggior parte (la maggioranza) dei cittadini, oltre che trovarci lontano da uno stato democratico, ci troveremmo in presenza di uno Stato di polizia in cui l’osservanza del diritto è assicurata, principalmente, con la forza e con la coazione.

Ovviamente parliamo di concetti tendenziali e di stati ideali, ma i principi cui ispirarsi e con cui spiegare le realtà sociali sono questi.

Valutato quindi che la legalità, per i cittadini, può essere avvertita come costrizione, se le norme non sono condivise, o come garanzia di pacifica convivenza se le norme sono condivise, vediamo l’altro aspetto di cui abbiamo parlato: la soggezione alle leggi anche dello Stato.

Lo Stato moderno e democratico è basato sul rispetto della legge anche da parte dello Stato stesso: una legge non è qualsiasi atto di imperio posto in essere da un’autorità capricciosa e abusiva, ma anche l’emanazione delle leggi e di tutte le norme è sottoposta a regole e a vincoli procedurali e sostanziali.

Cosa vuol dire questo?  Vuol dire che l’attività del legislatore e di chi pone le regole non può essere arbitraria e irragionevole, ma deve rispettare precisi criteri in gran parte dettati dalla norma suprema di una comunità e, cioè, la Costituzione.

Quest’ultima disciplina sia le norme sulla scelta (l’elezione) dei rappresentanti del popolo e, quindi, del legislatore, sia le modalità con cui si pongono in essere le norme, sia i principi cui le norme stesse debbono uniformarsi e, pertanto, offre garanzie di attuazione della democraticità del paese.

Anche lo Stato, quindi, è sottoposto alla legge al pari dei cittadini e questi ultimi posso agire, con i mezzi, approntati dalla giustizia,  contro lo Stato stesso, ove esso abbia leso un loro diritto o interesse.

Da tale descrizione deriva una sorta di circolarità del concetto di legalità poiché l’idea di legame che dal termine si evince, viene superata se consideriamo che tale vincolo, in qualche modo, possiamo ritenerlo come autoimposto in quanto, in uno stato democratico, sono i rappresentanti dei cittadini che pongono le regole e, comunque, sussiste la tutela delle nostre ragioni di fronte ad abusi che possano commettersi e il nostro amore per la libertà non è compromesso dalla accettazione di quei limiti che derivano dalla necessità di tutelare anche le altrui libertà.

Infatti, la libertà, concepita come il poter fare ciò che ci piace (dal latino libere), non è compromessa da alcune limitazioni che possiamo e dobbiamo condividere perché utili alla civile convenienza, che è bene primario di ogni società civile, e dobbiamo, quindi, sentire che la nostra libertà aumenta e non diminuisce nell’osservanza delle norme.

D’altro canto il concetto di legame è insito anche in parole con valenza positiva, ad esempio, nella parola religio e nella parola Yoga (in sanscrito unione) ripresa nel latino iugum (giogo) origine anche del termine coniugium.

Religio è, infatti, il legame che va a ri-legare gli uomini di una comunità sotto le stesse leggi e nello stesso culto a Dio cui tendenzialmente vogliono ricongiungersi.

Analogo concetto è espresso nella parola Yoga che è il modo per riunirsi (cioè per legarsi nuovamente) alla divinità e dalla medesima radice è scaturito anche il coniugium, cioè l’unione di un uomo ed una donna sotto lo stesso giogo (quindi legame) nel matrimonio.

Da tanto si vede che l’idea di legame non è negativa, perché accomuna in sé anche una serie di situazioni della vita volte alla positività, alla costruttività e all’etica e, in particolare, il legame che deriva dalla legalità mira a unire la comunità in una coesione il cui collante è il mutuo rispetto per il contemperamento ed il soddisfacimento delle reciproche esigenze.

Accettiamo, quindi, la legalità e inseriamo la lettura di tale termine in un contesto più ampio, che ci faccia vedere ogni vincolo come condivisibile e necessario in un’ottica di progresso e in uno spirito etico.

Bisogna accogliere, comunque, la sfida per un continuo miglioramento di quanto ci circonda e, pur se oggi qualcosa non vi piace, raccogliete il testimone in questa staffetta intergenerazionale e proseguite nella corsa verso mete di avanzamento e di progresso, ma sempre partendo dalle esperienze pregresse in quanto la storia è maestra e non può essere ignorata e la cultura è, come diceva Salvemini, “ il superfluo indispensabile” viatico di ogni percorso.

Ricordate, infatti, che, nella staffetta, che è il modo in cui si procede nella vita, non basta correre, ma bisogna prendere il testimone da chi, al limite del suo sforzo, lo trasmette: solo così si arriverà ad una vittoria e non ad una inutile corsa fine a se stessa.

 

Piera Maggi