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AVV. ANTONELLA ROBERTI

NEWS DI APRILE 2023

 

NEWS SULL'AMBIENTE DALL'UE

A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa

 

FINLANDIA: NUOVO IMPIANTO DI RICICLAGGIO DEL  MATERIALE DELLA BATTERIA DEI VEICOLI ELETTRICI.

L'Unione Europea si sta impegnando per regolamentare ancora più duramente il riciclaggio delle materie prime dalla "massa nera" (il materiale, come litio, cobalto e nichel triturato che proviene da batterie usate) dei veicoli elettrici, che dopo estratte possono essere utilizzate per realizzare nuove batterie.

L'utility finlandese Fortum ha investito circa 27 milioni di euro nel nuovo impianto di riciclaggio (primo del suo genere in Europa) ad Harjavalta; Tero Hollander, capo delle batterie di Fortum: "Altri non ce l'hanno e ci vorrà un po' prima che ce l'abbiano…La necessità di materiali per batterie è enorme e l'Europa ha una produzione di materie prime molto limitata".

La società di ricerca MarketsandMarkets stima che il mercato del riciclaggio delle batterie agli ioni di litio raggiungerà i 35,1 miliardi di dollari entro il 2031, dai 6,5 miliardi di dollari del 2022.

Oltre a Fortum (che ha dichiarato di voler espandere la nuova struttura entro il 2025 per recuperare anche il litio), altre aziende in corsa per quest'attività sono:

- Northvolt, che sta sviluppando un impianto simile in Svezia per il recupero di materie prime dalla massa nera;

- Umicore, con sede in Belgio, che ha in programma di costruire un impianto di riciclaggio delle batterie in Europa entro il 2026;

-  BASF, che sta avviando un impianto di batterie nella Germania orientale, dove prevede anche di riciclare i materiali usati.

fonte:euractiv

 

OBIETTIVO TRANSIZIONE VERDE: UE E NORVEGIA SUGGELLANO LA "ALLEANZA VERDE".

Recentemente l'Unione europea e la Norvegia hanno firmato una "Alleanza verde", con l'obiettivo di proteggere la natura, invertire la perdita di biodiversità, adattarsi ai cambiamenti climatici e promuovere e finanziare le tecnologie per rimuovere, catturare e immagazzinare la CO2.

In occasione della firma, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: "Molti argomenti sono sotto l'egida della Green Alliance. Ci consentirà di muoverci fianco a fianco lungo il percorso verso la neutralità climatica, di unire le forze…Questa Green Alliance…è anche un simbolo del profondo legame e dell'amicizia tra la Norvegia e l'Unione Europea, un'amicizia dimostrata dall'eccezionale partnership che abbiamo formato durante la crisi energetica dello scorso anno".

Per affrontare il cambiamento climatico a livello internazionale serviranno anche investimenti pubblici e privati previsti dall'accordo, in linea con l'accordo di Parigi e la transizione verso l'energia pulita.

L'alleanza vuole "unire le forze per raggiungere un sistema energetico europeo decarbonizzato del futuro", tuttavia, per il momento, la Norvegia (che dispone di importanti risorse di petrolio e gas ed è da tempo il più grande fornitore europeo di gas naturale) rimarrà un partner fondamentale per la fornitura di combustibili fossili. (Von der Leyen: "…la Norvegia manterrà il suo alto livello di approvvigionamento di gas e risponderà positivamente alle prossime gare").

La visione critica degli attivisti ambientali verte sulle  mancate menzioni di petrolio e gas nell'accordo, che "non dovrebbero essere utilizzate come scappatoia per la Norvegia per continuare a esplorare le risorse fossili, in particolare nell'Artico";

Gina Gylver, leader di Natur og Ungdom (organizzazione norvegese per la protezione dell'ambiente per i giovani): "…Sappiamo che il governo norvegese cerca di utilizzare l'UE per giustificare maggiori infrastrutture per petrolio e gas, specialmente nell'Artico… Qualsiasi piano industriale che non specifichi una transizione dai combustibili fossili è un difetto. Per l'UE rimanere in silenzio sulla spinta fossile della Norvegia nell'Artico significa rispettare i crimini della Norvegia di distruggere i nostri oceani e il pianeta".

fonte: euractiv

 

CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA: PER L’ASSEGNAZIONE DI CONCESSIONI DI OCCUPAZIONE DEL DEMANIO MARITTIMO, GLI STATI MEMBRI DEVONO APPLICARE UNA PROCEDURA DI SELEZIONE TRA I CANDIDATI POTENZIALI.

La Corte di giustizia europea ricorda (in particolare con la sentenza sulla causa C-348/22 Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato-Comune di Ginosa) che, secondo il diritto dell’Unione europea (Direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno (GU 2006, L 376, pag. 36),  "Per l’assegnazione di concessioni di occupazione del demanio marittimo, gli Stati membri devono applicare una procedura di selezione tra i candidati potenziali qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali. L’autorizzazione è rilasciata per una durata limitata adeguata e non può prevedere la procedura di rinnovo automatico. Sebbene tali disposizioni siano state recepite nell’ordinamento giuridico italiano, una legge del 2018 2 ha previsto che le concessioni in essere fossero prorogate fino al 31 dicembre 2033, al fine di disporre del tempo necessario allo svolgimento di tutte le attività essenziali per la riforma delle concessioni".

In pratica le concessioni balneari italiane non possono essere rinnovate automaticamente  e i  giudici nazionali e le autorità amministrative sono tenuti ad applicare le norme pertinenti di diritto dell’Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi alle stesse.

Sempre la Corte di giustizia europea: "In primo luogo la direttiva si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo, a prescindere, a tal proposito, dal fatto che esse presentino un interesse transfrontaliero certo o che riguardino una situazione i cui elementi rilevanti rimangono tutti confinati all’interno di un solo Stato membro. In secondo luogo, il diritto dell’Unione non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un’analisi del territorio costiero del comune in questione. E’ necessario che i criteri adottati da uno Stato membro per valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili si basino su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati. In terzo luogo, dall’esame non è emerso alcun elemento idoneo ad inficiare la validità della direttiva relativa ai servizi nel mercato interno".

fonte: greenreport

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CINQUE MISTERIOSI CFC (CLOROFLUOROCARBURI) STANNO CAUSANDO ULTERIORI DANNI ALLO STRATO DI OZONO E RISCALDANO IL PIANETA.

Un recente studio pubblicato su "Nature Geoscience" ha rivelato che  le reti di monitoraggio dell'aria hanno misurato cinque nuovi e vietati clorofluorocarburi (CFC), che  impoveriscono lo strato di ozono e contribuiscono al riscaldamento globale; 

- il coautore dello studio Stefan Reimann, scienziato dei Swiss Federal Laboratories for Materials Science and Technology:" Non sappiamo da dove provengano, e questo è davvero un po' inquietante";

- l'autore principale dello studio, Luke Western, scienziato all'Università di Bristol e al Global Monitoring Laboratory della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) statunitense:" Mitigare queste emissioni avrebbe un grande impatto sul clima, più o meno come se un piccolo paese azzerasse le sue emissioni nette di anidride carbonica".

Nel lontano 1989 il Protocollo internazionale di Montreal avviò la  graduale eliminazione della produzione e dell'utilizzo dei CFC (usati soprattutto negli spray aerosol e nella refrigerazione industriale) e nel 2010 c'è stato un aggiornamento dell'accordo, grazie al quale lo strato di ozono terrestre è in ripresa, ma  possono ancora essere usati nella produzione di altre sostanze chimiche e durante questi processi possono disperdersi nell'atmosfera.

Nel 2020 le loro emissioni hanno avuto un effetto equivalente a quello di circa 47 milioni di tonnellate di anidride carbonica immesse nell'atmosfera (circa una volta e mezzo le emissioni annuali di anidride carbonica di Londra, ed è un valore simile alle emissioni annue di nazioni come la Svizzera o la Svezia).

fonte: lescienze

 

ROYALTIES SULLE RINNOVABILI: LA QUESTIONE È ANCORA IN CORSO.

La questione delle royalties sulle rinnovabili, di grande attualità presso i Comuni del nostro Paese, nasce dal Presidente della Regione Sicilia Schifani; considerando la notevole produzione di energia generata dai numerosi pannelli installati sul suo territorio e messa a disposizione di altre Regioni, il Presidente chiede che la maggior parte di questa produzione venga destinata o ai soli siciliani, oppure che vengano concesse agevolazioni, o meglio delle royalties.

Non esiste attualmente un decreto legislativo, ma vige la norma che concede il 3% di energia prodotta da fonti rinnovabili ai Comuni dove sono sistemati gli impianti; oggi i tre Presidenti di Regione Schifani, Occhiuto e Bardi chiedono di modificare tale norma, per far  usufruire quota parte dell'energia anche alle Regioni. L'idea è stata appoggiata anche dai due deputati oppositori 5 Stelle, Luigi Sunseri e Cristina Ciminnisi, che chiedono di normare l’installazione degli impianti fotovoltaici sui terreni agricoli e di quelli eolici, garantendo un ritorno economico per la Regione.

La risposta del "governo Meloni" è stata però tiepida; il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto non risponde direttamente alla Sicilia, anche perché sostiene che "...altre Regioni hanno portato avanti richieste, …ma la valutazione va fatta sull’interesse nazionale e non con la contrattazione singola".

Ancora il Ministro: "…Stiamo valutando sul tema e sulle aree idonee, c’è un discorso già avviato, con interlocuzioni tecniche di merito. Nel momento in cui si arriverà alla conclusione si valuterà anche questo".

Il Presidente Roberto Occhiuto (schierato con Schifani):"…Condivido la posizione del Presidente Schifani. Va modificata la norma che regola le royalties degli impianti fotovoltaici. Al momento le compensazioni vanno solo ai Comuni, occorre intervenire affinché anche le Regioni abbiano un vantaggio nel promuovere investimenti green".

Il Presidente Basilicata Vito Bardi (schierato con Schifani): "La Regione ha già inviato, il 10 febbraio scorso, al ministro Pichetto le proposte, in un’ottica di leale collaborazione istituzionale, per vedersi riconosciuta una quota di energia prodotta qui sul territorio…perchè dobbiamo dirci la verità, anche se scomoda: le rinnovabili non creano posti di lavoro e al momento non lasciano benefici sul territorio. Bisogna cambiare quanto avvenuto fino a oggi, soprattutto se si vuole rendere, come ha meritoriamente proposto la premier Giorgia Meloni, il Sud un hub delle rinnovabili".

Il Governo, attraverso il Ministro delle Imprese e del Made in ItalyAdolfo Urso, ricorda a Schifani che "i pannelli solari sono una grande scommessa per la Sicilia"…Enel sta realizzando "il più grande stabilimento d’Europa, la 3Sun Gigafactory,…" che "…sarà così innovativo da far concorrenza a quelli cinesi e produrrà nel tempo tutto quello che serve alla realizzazione di pannelli solari nel nostro Paese".

fonte:geagency.

 

CON LA DEFINIZIONE DELLA DIRETTIVA SULLA DUE DILIGENCE AZIENDALE  L'UE  POTREBBE ESTENDERE I SUOI REQUISITI PER I PIANI DI TRANSIZIONE CLIMATICA.

E' sempre più vicina la possibilità che l'Ue obblighi definitivamente anche le aziende ad adottare un piano di transizione climatica. Il 23 febbraio 2022 la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDD o la Direttiva), che richiederebbe sia alle aziende dell'UE che a quelle extra-UE che operano all'interno dell'UE di assumersi la responsabilità del loro impatto ambientale e sociale, dando informazioni più dettagliate sui "propri obiettivi strategici, traguardi e azioni per allineare le proprie attività agli obiettivi dell'Accordo di Parigi, ovvero limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C a 2°C".

Se definita, la Direttiva costringerebbe le aziende "non solo a predisporre un piano di transizione credibile ma anche ad attuarlo concretamente"; sono ovviamente previste sanzioni, in particolare due: una "prevede la responsabilità civile dell'ente in sede giudiziale"; la seconda "coinvolge un'autorità amministrativa che può irrogare, ad esempio, sanzioni pecuniarie".

Alcuni esempi di documenti di discussione del Parlamento, per ora provvisori:

-"La strategia dell'azienda deve essere calibrata con riferimento all'ambizione globale di 1,5°C";

-"Un piano credibile deve prevedere anche obbiettivi intermedi, in quanto necessari per limitare il rischio di ritardare all'infinito gli sforzi di decarbonizzazione del sistema produttivo e della catena del valore".

-"L'azienda dovrà inoltre dimostrare di mettere le risorse necessarie all'attuazione del piano, soprattutto in termini di investimenti."

La Commissione giuridica prevede di votare la sua posizione il 25 aprile, prima di portarla in plenaria a maggio.

fonte:euractiv

 

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RICOSTRUIRE LA SEQUENZA COMPLETA DEL DNA PER SALVARE LE SPECIE A RISCHIO (A CAUSA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI).

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Milano ha studiato nel 2018 la variabilità genetica all’interno della specie, generando "il primo allineamento del genoma completo di più individui di rondine (quello che viene definito il ‘pangenoma’). Questo permette di evidenziare similitudini e differenze tra gli individui, aumentando la precisione e la capacità di identificare le varianti genetiche in nuovi individui e l’accuratezza di tutte le analisi successive".                                                                        Lo studio viene spiegato dal genetista Luca Gianfranceschi, che insieme al collega Guido Gallo oggi stanno studiando anche il legame tra patrimonio genetico e capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, con l'obiettivo di capire come salvare una specie a rischio, in particolare gli animali selvatici; hanno ricostruito gli 80 cromosomi che costituiscono il patrimonio genetico della rondine; spiega Gianfranceschi: "…È sicuramente un punto fondamentale per capire se la variabilità genetica nella rondine è sufficiente per consentirle di adattarsi ai cambiamenti climatici".

Lo studio riguarda tre popolazioni di rondine (israeliana, spagnola e italiana), una stanziale e due che migrano con rotte e tempi differenti e, secondo il ricercatore, "…questo ci consentirà di identificare le regioni del genoma che contengono i geni alla base della migrazione. A questo punto potremo capire se la variabilità genetica in queste regioni è sufficiente per consentire l’adattamento della specie ai cambiamenti climatici in atto". Lo studio permetterà "di verificare in modo mirato la variabilità dei geni identificati e capire così le chances delle varie specie di far fronte ai futuri cambiamenti climatici."

fonte:geagency.it

 

NEUTRALITÀ DEL CARBONIO: SI PUÒ FARE, MA ANCORA NON È STATA RAGGIUNTO A BRUXELLES UN ACCORDO NUCLEARE-RINNOVABILI.

Nell'ultima riunione del Consiglio dell'UE si sono delineate due fazioni: l"'alleanza pro-nucleare", che comprende la Francia e altri 10 Stati membri (Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Finlandia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia) e il gruppo "Amico delle rinnovabili", composto da altri 10 Stati dell'UE (Estonia, Spagna, Germania, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Lettonia e Lituania).

Per il momento Net-Zero Industry Act non ha annoverato il nucleare tra le tecnologie "strategiche" per raggiungere gli obiettivi climatici dell'UE e questo ha spinto il gruppo dei paesi "pro-nucleare"a riunirsi (convocati dal ministro francese per la transizione energetica Agnès Pannier-Runacher), sostenendo che "… il nucleare è una tecnologia strategica per raggiungere la neutralità climatica"; un esempio eclatante di un'azione politica pro-nucleare è costituito dal Belgio, il cui governo ha annunciato un piano di estensione di 10 anni  per una serie di reattori che avrebbero dovuto chiudere nel 2025 e anche l'Italia (a causa anche dei vincoli sismici che vietano la costruzione di reattori di grandi dimensioni) si mostra interessata allo sviluppo dei piccoli reattori modulari (SMR).

Dall'altra parte, anche in riferimento al Net-Zero Industry Act che sostiene le tecnologie pulite come batterie e pannelli solari, la stessa presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha delineato i limiti al sostegno dell'UE per l'energia nucleare, ben visti  dall'alleanza "Amici o rinnovabili", rappresentata dall'Austria, il cui ministro dell'energia Leonore Gewessler si è detto "pronto a lottare" per evitare che il nucleare venga considerato alla pari con le rinnovabili e ha dichiarato che "è assolutamente chiaro che non può esserci un'equazione che prenda contemporaneamente energia nucleare ed energia rinnovabile. Sono due discussioni completamente diverse".

Le richieste dell'"alleanza pro-nucleare" (in particolare Francia) in sostanza sono:

-  tutte le fonti energetiche a basse emissioni di carbonio, comprese quelle nucleari e rinnovabili, siano trattate "su un piano di parità" nelle normative dell'UE;

- "il riconoscimento esplicito del ruolo svolto dall'idrogeno a basse emissioni di carbonio prodotto dall'elettricità nucleare negli obiettivi della Direttiva sulle energie rinnovabili (RED3)".

fonte: euractiv

 

DIRITTO PENALE PER PROTEGGERE L'AMBIENTE: AD UN PASSO DALLA DIRETTIVA UE  SULL' ECOCIDIO.

Nel 2021 la Commissione europea ha presentato una proposta per aggiornare la direttiva per affrontare i crimini ambientali esistente; tuttavia, come afferma Frederik Hafen dell'Ufficio europeo dell'ambiente (EEB-gruppo di pressione verde), la proposta originaria della Commissione "ha reso omaggio al reato di ecocidio solo a parole, menzionandolo brevemente nei considerando ma trascurando di includere qualsiasi cosa nella parte operativa."

Oggi, finalmente, dopo il voto unanime della commissione giuridica, il Parlamento Ue ha dato una definizione al reato ambientale-penale di ecocidio e previsto pene più severe (dalla multa alla reclusione, per le aziende e per le persone colpevoli di reati contro l'ambiente); tutti gli Stati membri dovranno riconoscere l'ecocidio nella loro legislazione nazionale. Nella bozza: “gli Stati membri provvedono affinché qualsiasi condotta che causi danni gravi e diffusi o di lunga durata o irreversibili sia qualificata come reato di particolare gravità e come tale sanzionata in conformità con gli ordinamenti giuridici degli Stati membri ".

Hafen dell'EEB:" L'inclusione della definizione di ecocidio nell'elenco dei reati della direttiva sui crimini ambientali è davvero una pietra miliare… Se incluso nella legislazione finale, sarebbe un passo avanti epocale per il riconoscimento dell'ecocidio in Europa".

Un grande risultato, anzi "storico", come lo ha definito  l'eurodeputata francese Marie Toussaint, che guida la direttiva UE sui crimini ambientali per i Verdi al Parlamento europeo, la quale  sostiene che "la questione dell'ecocidio" è riemersa negli ultimi anni da quando la petroliera Erika è affondata al largo delle coste della Bretagna nel 1999, portando la questione all'attenzione dell'UE; afferma: " …I casi di contenzioso che abbiamo intrapreso, per il clima o per i diritti della natura, hanno contribuito a ravvivare l'urgenza di affrontare gli attacchi agli esseri viventi nella e attraverso la legge…Gli Stati membri dell'UE rappresentano il 40% degli Stati parti della Corte penale internazionale; registrare l'ecocidio nel loro diritto interno potrebbe quindi avere un effetto a cricchetto per condannare questo crimine a livello globale".

L'adozione della direttiva avverrà nei prossimi mesi durante i cosiddetti colloqui a tre tra il Parlamento europeo, la Commissione ei 27 Stati membri dell'UE nel Consiglio dell'UE.

Jojo Mehta, direttore dell'Ong Stop Ecocide International: "Il riconoscimento dell'ecocidio nell'UE avrebbe numerosi effetti positivi, non solo creando responsabilità a livello decisionale, ma anche mettendo in atto un elemento fondamentale per sostenere, rafforzare e migliorare l'aderenza alle leggi, ai regolamenti e ai requisiti di due diligence esistenti".

fonte: euractiv