A CURA DI

AVV. ANTONELLA ROBERTI

NEWS DI SETTEMBRE 2023

 

NEWS DALL'UE SULL'AMBIENTE

A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa

 

LO STUDIO "EARTH BEYOND SIX OF NINE PLANETARY BOUNDARIES", CI AVVERTE ABBIAMO SUPERATO 6 DEI 9 LIMITI CHE AVEVAMO PER NON COMPROMETTERE IN MANIERA IRREVERSIBILE LA SALUTE DEL PIANETA.

L'Earth Overshoot Day, ossia il giorno in cui vengono consumate per intero le risorse annuali del Pianeta , quest'anno è stato il 2 Agosto e lo studio pubblicato su  Science Advances "Earth beyond six of nine planetary boundaries" ha dichiarato ufficialmente che, a causa di tutte le attività umane che influiscono negativamente sull’ambiente e gli ecosistemi, sono già stati superati sei de nove cosidetti "limiti planetari".

La teoria dei limiti, o confini, planetari risale al 2009, quando un  gruppo di scienziati dello Stockholm Resilience Center, dell’università di Stoccolma, pubblicò su Ecology & Society l’articolo “A safe operating space for humanity”; secondo tale studio esisterebbero 9 processi globali che durante l’era dell’Olocene ( in corso da più di 10.000 anni e nella quale ci troviamo attualmente)  avrebbero dato una certa stabilità climatica e ambientale al Pianeta,  anche favorendo lo sviluppo dell’umanità, ma una volta superata la soglia critica di ogni limite, l'uomo rischia di pregiudicare in maniera permanente l'equilibrio della Terra.

I 9 limiti:

- crisi climatica

- perdita di biodiversità

- alterazione dei cicli biogeochimici (in particolare azoto e fosforo)

 - acidificazione degli oceani

-  consumo di suolo

-  modifiche alla geografia del territorio

-  disponibilità di acqua dolce

-   riduzione dello strato di ozono

-  quantità di aerosol atmosferico

Dei 9 limiti fissati, crisi climatica, perdita di biodiversità e alterazione dei cicli biogeochimici, erano già stati superati nel 2009; nel 2015 fu superato il limite legato al consumo di suolo a causa dell’eccessiva deforestazione; nel 2022 è stato rilevato il supermento del limite legato alla disponibilità di acqua dolce e all’introduzione nell’ambiente di agenti inquinanti come plastiche, microplastiche, pesticidi e scorie nucleari.

Dei 3 confini non ancora superati, quello relativo alla riduzione dello strato di ozono non mostra particolari criticità, come quelli dell' acidificazione degli oceani e della quantità di aerosol atmosferico.

Johan Rockström, coautore dell’articolo pubblicato su Science Advances: "…non sappiamo per quanto tempo potremo continuare a trasgredire questi limiti fondamentali prima che le pressioni combinate portino a cambiamenti e danni irreversibili…Possiamo pensare alla Terra come a un corpo umano e ai confini planetari come alla pressione sanguigna – ha commentato Katherine Richardson, autrice principale dello studio e leader del Sustainability Science Center dell’Università di Copenaghen – Oltre 120/80 non indica un infarto, ma ne aumenta il rischio e quindi si lavora per ridurre la pressione sanguigna. Il limite per la riduzione dell’ozono è stato superato negli anni ’90 ma, grazie alle iniziative globali, catalizzate dal Protocollo di Montreal, questo limite non viene più oltrepassato".

Anche da questo studio l'ennesima richiesta ai governi, alle società e alle imprese di agire, partendo dall’eliminazione dei combustibili fossili. 

Fonte: lanuovaecologia.it

 

 

ANTÓNIO GUTERRES: "L’UMANITÀ HA APERTO LE PORTE DELL’INFERNO. IL CALDO TERRIBILE HA EFFETTI TERRIBILI."

In occasione del primo Climate Ambition Summit tenutosi a New York, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha ricordato che:

"La nostra attenzione qui è rivolta alle soluzioni climatiche – e il nostro compito è urgente. L’umanità ha aperto le porte dell’inferno. Il caldo terribile ha effetti terribili. Gli agricoltori sconvolti vedono i loro raccolti spazzati via dalle inondazioni, le temperature torride causano malattie e migliaia di persone fuggono spaventate mentre infuriano gli incendi storici. L’azione climatica è sproporzionata rispetto alla portata della sfida futura. Se non cambia nulla, andremo verso un aumento della temperatura di 2,8 gradi, verso un mondo pericoloso e instabile…Il futuro non si decide in anticipo. Sarà scritto dai leader che siete. Possiamo ancora limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi. Possiamo ancora costruire un mondo di aria pulita, posti di lavoro verdi ed energia pulita e conveniente per tutti….La strada da seguire è chiara. È stata aperta da combattenti e pionieri, molti dei quali sono tra noi oggi: attivisti che rifiutano di essere messi a tacere, membri dei popoli indigeni che difendono le loro terre dai fenomeni climatici estremi, CEO che trasformano i loro modelli di business e donatori che finanziano una transizione giusta, sindaci che stanno andando verso un futuro zero-carbon e governi che lavorano per eliminare gradualmente i combustibili fossili e proteggere le popolazioni vulnerabili. Ma se vogliamo rispettare il limite di 1,5 gradi e proteggerci da eventi meteorologici estremi, i paladini del clima, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, hanno bisogno di solidarietà, hanno bisogno di sostegno e hanno bisogno che i leader di tutto il mondo agiscano".

Tra le varie risposte dei leader mondiali, il presidente del Kenya William Ruto: "Datoci il necessario sostegno finanziario, con circa il 30% delle risorse minerarie mondiali e una vasta biodiversità, è in grado di realizzare una produzione globale verde su larga scala. A differenza di altre regioni, l’Africa non deve scegliere tra soddisfare la nuova domanda e decarbonizzare le capacità esistenti, perché la nostra capacità attuale è molto bassa. il continente può passare con un salto al paradigma industriale completamente verde".

fonte:greenreport.it

 

ESTINZIONI DI MASSA: UN NUOVO STUDIO HA RILEVATO CHE "INTERI  GENERI  STANNO SCOMPARENDO" - E' UNA "UNA MUTILAZIONE DELL’ALBERO DELLA VITA".

L'ultimo studio "Mutilation of the tree of life via mass extinction of animal genera", pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences ha analizzato l’estinzione di massa a livello di genere e ha rilevato "Una mutilazione dell’albero della vita con enormi danni potenziali per la società umana";

Ceballos, uno degli autori: "A lungo termine, stiamo mettendo un grosso freno all’evoluzione della vita sul pianeta. Ma anche, in questo secolo, ciò che stiamo facendo all’albero della vita causerà molta sofferenza all’umanità"; l'altro autore Ehrlich:" Ciò che stiamo perdendo sono i nostri compagni viventi unici conosciuti nell’intero universo".

Per entrambi gli scienziati non solo dobbiamo concentrarci sull'estinzione delle specie, ma hanno scoperto che "Interi  generi  stanno scomparendo", in quella che chiamano "Una mutilazione dell’albero della vita".

Lo studio ha esaminato 5.400 generi di animali vertebrati che vivono sulla terraferma, che comprendono 34.600 specieed ha rilevato che scoprendo che "73 generi di vertebrati terrestri si sono estinti dal 1500 d.C. Gli uccelli hanno subito le perdite più pesanti con l’estinzione di 44 generi, seguiti nell’ordine da mammiferi, anfibi e rettili…L’attuale tasso di estinzione del genere dei vertebrati supera di 35 volte quello dell’ultimo milione di anni. Questo significa che, senza l’influenza umana, la Terra avrebbe probabilmente perso solo due generi durante quel periodo. In 5 secoli, le azioni umane hanno innescato un’ondata di estinzioni di generi che altrimenti avrebbero impiegato 18.000 anni per accumularsi.", quel che lo studio definisce "Un annientamento biologico".

Cosa propongono gli studiosi?:

Ceballos ed Ehrlich chiedono "Un’azione politica, economica e sociale immediata su scala senza precedenti. Maggiori sforzi di conservazione dovrebbero dare priorità ai tropici, poiché le regioni tropicali hanno la più alta concentrazione di estinzioni di generi e di generi con una sola specie rimanente. E’ necessaria anche una maggiore consapevolezza dell’opinione pubblica sulla crisi dell’estinzione, soprattutto considerando quanto profondamente si interseca con la più pubblicizzata crisi climatica".

fonte: greenreport.it

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CONTRASTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI: PER JANEZ LENARČIČ, (COMMISSARIO SLOVENO) "LE RISORSE EUROPEE SONO AL LIMITE".

Janez Lenarčič, commissario sloveno, ha chiesto recentemente al  Parlamento europeo sia  un aumento dei fondi UE, sia maggiore "flessibilità" per riassegnarli quando necessario, sostenendo che le "risorse europee sono al limite" e che "…Gli investimenti nella preparazione e nella prevenzione salvano vite umane, proteggono le comunità e fanno economia"; se si investe anche solo 1 euro nella prevenzione, questo fa risparmiare da 5 a 10 euro in termini di risposta, "mentre le perdite medie annue dovute alle condizioni meteorologiche e climatiche estreme negli Stati membri ammontano oggi a 14 miliardi di euro".

Tra il 1980 e il 2021, le perdite totali per 41 anni sono state pari a 560 miliardi di euro; è quanto dichiarato dall' l’Agenzia europea dell’ambiente.

Sempre Lenarčič: "Abbiamo chiesto un rafforzamento sia della riserva di solidarietà e per gli aiuti d’urgenza sia dello strumento di flessibilità nell’ambito della revisione del quadro finanziario pluriennale".

Per ora la Commissione ha offerto flessibilità alla Slovenia, che è stata recentemente colpita da terribili inondazioni, per riprogrammare 3,3 miliardi di euro dei suoi fondi di coesione; si pensa che questa apertura potrà essere data a tutti gli Stati membri; un caso urgente è quello della Grecia colpita da un’alluvione che finora ha ucciso 15 persone e ha distrutto più di 450.000 acri di terreno coltivato:  la Ministra Von der Leyen ha spiegato che la Grecia non deve essere "lasciata sola" in questa crisi e ha promesso un pacchetto di aiuti da 2,2 miliardi di euro, provenienti soprattutto dai fondi inutilizzati del bilancio UE 2014-2020, dal nuovo bilancio 2021-2027 e da altri programmi come NextGenerationEU.

fonte: euractiv.it

 

CRITICAL RAW MATERIALS ACT : IN ARRIVO NUOVI OBIETTIVI DI RICICLAGGIO, CHE DOVREBBERO ANCOR DI PIÙ RIDURRE LA DIPENDENZA EUROPEA DALLA CINA E DA ALTRI PAESI.

Recentemente sono stati votati i nuovi obiettivi di riciclo come parte della posizione del Parlamento sulla legge sulle materie prime critiche (Critical Raw Materials Act), che mira a ridurre la dipendenza del blocco dalla Cina e da altri Paesi per i metalli chiave come le terre rare.     

L'obiettivo Ue è quello di riciclare almeno il 45% di ciascuna "materia prima strategica" contenuta nei rifiuti dell’Unione; la posizione del Parlamento è stata sostenuta da un’ampia maggioranza, con 53 voti a favore, uno contrario e cinque astensioni, riflettendo un ampio sostegno tra i gruppi politici dell’assemblea.

Henrike Hahn, parlamentare tedesco e portavoce dei Verdi sulla politica industriale al Parlamento europeo: "L’Europa ha bisogno di un approvvigionamento stabile di materie prime fondamentali per la sua transizione verde... Materiali come il litio e le terre rare sono indispensabili per i prodotti chiave del futuro verde e digitale dell’Europa, come i pannelli solari, i mulini a vento, le auto elettriche e i chip per computer".

Sempre Hahn.: "…Abbiamo migliorato il parametro di riferimento del riciclaggio modificando l’approccio e facendo riferimento a una capacità di riciclaggio dell’Unione proporzionale a tutte le materie prime strategiche contenute nei rifiuti";  il precedente parametro di riferimento del riciclo si riferiva solo al consumo totale di ciascuna materia prima nell’UE, non al contenuto dei rifiuti.

euractiv.it 

 

A CAUSA DI PROBLEMATICHE IRRISOLTE E DI CONTROVERSIE DOVUTE AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IN TUTTO IL MONDO, SONO NATE LE "CLIMATE LITIGATION": LA CRISI CLIMATICA ENTRA IN TRIBUNALE.

Sono infinite ormai le contrapposizioni tra associazioni ambientaliste (o anche singoli cittadini) contro gli Stati nazionali accusati di inerzia normativa rispetto al rischio climatico ed anche contro le grandi corporation, soprattutto del mondo petrolifero, accusate di inquinare il pianeta; in generale la  comunità internazionale è accusata di essere ancora assai lontana dal raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi.

La "climate litigation" è appunto un'azione legale, una strategia innovativa per  contrastare il riscaldamento climatico; il Sabin Center for Climate Change Law di Columbia definisce le climate litigations come "l'insieme delle azioni legali avviate con lo scopo di imporre ai governi e/o alle aziende il rispetto di determinati standard in materia di riduzione delle emissioni di gas serra".

C'è, tra l'altro, una distinzione tra "public climate litigation", ossia azioni legali che si rivolgono a Stati, governi ed enti pubblici con lo scopo di influenzarne la politica ambientale e "private climate litigation", cioè azioni legali che mirano a far riconoscere la responsabilità delle aziende private rispetto al loro impatto climatico.

Il Global Litigation Report dell'UNEP riporta che al 31 dicembre 2022  sono stati presentati più di duemila casi in 65 giurisdizioni diverse.

Un esempio europeo recente è anche l'azione legale dell' associazione ambientale Milieudefensie contro Royal Dutch Shell; con sentenza del 26 maggio 2021, la sezione Commercio ed Imprese del Tribunale distrettuale de L’Aia "ha ritenuto sussistere una violazione di Shell a standard di diligenza non scritti, derivanti da accordi internazionali di mitigazione climatica, con il conseguente rischio di provocare un possibile danno all’ambiente"; alla fine Il Tribunale ha imposto al gruppo Shell di ridurre entro il 2030 le proprie emissioni di gas serra del 45% rispetto ai livelli del 2019, attraverso una radicale revisione delle policy aziendali di investimento e di sviluppo del proprio business.

Un contenzioso climatico italiano recente è la "private climate litigation" di Greenpeace e ReCommon, avviato lo scorso 9 maggio 2023 contro il colosso petrolifero Eni S.p.A. per "danni subiti e futuri, in sede patrimoniale e non, derivanti dai cambiamenti climatici a cui Eni ha significativamente contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni, pur essendone consapevole".

Gli attori chiedono che Eni sia obbligata a rivedere la propria strategia industriale per ridurre le emissioni climalteranti derivanti dalle sue attività di almeno il 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020, così come indicato dalla comunità scientifica internazionale per mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5 C secondo le indicazioni dell’Accordo di Parigi sul clima.

Eni risponde con accuse di diffamazione verso Greenpeace Italia e ReCommon…

fonte:reteclima.it