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AVV. ANTONELLA ROBERTI

NEWS DI APRILE 2022

 

NEWS DALL'UE SULL'AMBIENTE

A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa

 

CAMBIAMENTI CLIMATICI: ENTRO IL 2100 ANCHE MOLTE AREE ITALIANE SARANNO INABITABILI.

Siccità, eventi climatici estremi, innalzamento dei mari e ondate di calore saranno tra i fenomeni che renderanno inabitabili entro il 2100 anche alcune zone dell'Italia: lo rivela uno studio del quotidiano tedesco Berliner Morgenpost, che si basa  sulle proiezioni elaborate da Climate Action Tracker (CAT). I ricercatori hanno individuato zone di circa 12.000 chilometri quadrati e ipotizzato trasformazioni con un aumento delle temperature tra i 2,5 e i 3 gradi entro la fine del secolo. E' emerso che saranno inabitabili le zone dove la scarsità d’acqua potrebbe ridurre la popolazione al 62% dei livelli attuali; ondate di calore intense o cicloni tropicali devastanti non dovrebbero invece colpire la regione europea.

Di seguito qualche nota sui fenomeni analizzati:

Ondate di calore – Gli alti tassi di umidità non aiutano la sudorazione ad abbassare la temperatura della superficie del nostro corpo: già temperature che si attestano intorno ai 35 gradi, con tassi alti di umidità, possono essere letali.

Siccità – Da una parte il prosciugamento di molti laghi e fiumi causerà la mancanza di acqua potabile e di approvvigionamento alimentare, dall'altra alluvioni o inondazioni  renderanno i terreni colpiti da siccità non inadatti ad assorbire l’acqua che si deposita sulla superficie per poi evaporare.

Anche il ritiro dei ghiacci metterà in pericolo le risorse idriche: questo fenomeno entro il 2100 potrebbe interessare  il 25% della superficie terrestre. Molte aree in Asia e Africa già subiscono tali conseguenze, mentre in Europa si prevede che potranno esserne colpite 147 milioni di persone.

Cicloni tropicali - Gli uragani, a causa dell'aumento delle temperature (il fenomeno comincia quando l’acqua supera i 26 gradi), si intensificheranno, portando con sé, quasi esclusivamente ai tropici o nelle regioni subtropicali, inondazioni e precipitazioni, che avranno conseguenze letali come l'aumento del livello dei mari; inoltre i cicloni forti, a causa della loro velocità di vento (che può toccare i 118 km/h) avranno effetti distruttivi.

fonte: rinnovabili

 

LA COMMISSIONE UE TRASPORTI E ENERGIA AL VOTO PER IL NUOVO MERCATO DEL CARBONIO UE: 17 ONG CHIEDONO DI CANCELLARE IN FRETTA I PERMESSI GRATIS PER INQUINARE.

La Commissione Ue è chiamata a votare le modifiche all’ETS; (European Union Emissions Trading Scheme, una delle principali misure dell’Unione Europea per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori industriali a maggior impatto sui cambiamenti climatici); tra le modifiche in bilancio c'è la riduzione delle emissioni per i settori coperti (61% entro il 2030 rispetto al 2005, 18 punti percentuali più del vecchio obiettivo) e l'aumento del fattore di riduzione lineare con cui vengono ritirati i permessi anno dopo anno.

Oggi 17 ong sono pronte a chiedere di cancellare urgentemente  i permessi gratuiti dell’ETS europeo, definendoli "inefficaci", "uno spreco"e "un enorme fallimento del mercato del carbonio" UE. Denunciano: "L’UE ha un obiettivo di neutralità climatica per il 2050. Per raggiungerlo, le industrie ad alta intensità di risorse ed energia come il cemento, l’acciaio e la chimica, che producono il 15% delle emissioni di gas serra dell’UE, devono decarbonizzarsi. Tuttavia, i loro livelli di emissioni non si sono quasi mossi dal 2013... Questo è dovuto principalmente al fatto che queste industrie ricevono quote di emissioni gratuite nell’ambito del sistema europeo di scambio di quote di emissioni. Ciò significa che mentre altri settori ETS, come l’energia, hanno dovuto pagare per emettere carbonio, queste risorse e industrie ad alta intensità energetica non l’hanno fatto".

fonte: rinnovabili

 

ALLARME UNESCO: I CAMBIAMENTI CLIMATICI MINACCIANO UN SITO NATURALE SU TRE E UNO SU SEI DEL PATRIMONIO CULTURALE.

In occasione dell’International Day for Monuments and Sites, l’Unesco denuncia che "un sito naturale su tre e uno su sei del patrimonio culturale sono attualmente minacciati dai cambiamenti climatici e... oltre a fornire luoghi interessanti da visitare e conoscere il passato, questi siti sono anche osservatori sui cambiamenti climatici che raccolgono e condividono informazioni sulle pratiche climatiche".

In particolare l'Unesco ha prodotto due report:

- Il "World Heritage Forests: Carbon sinks under pressure", in cui rivela che "Un incredibile 60% delle foreste del patrimonio mondiale sono minacciate da eventi legati ai cambiamenti climatici".

- Il "Custodians of the globe’s blue carbon assets" (dell’Unesco Marine World Heritage), in cui sottolinea che "I siti marini sono ugualmente sotto pressione, con due terzi di questi depositi vitali di carbonio – che ospitano il 15% delle risorse globali di blue carbon – che attualmente presentano alti rischi di degrado. E se non si interviene, il corallo potrebbe scomparire nei siti del patrimonio naturale entro la fine di questo secolo".

In vista di questi scenari, l'Unesco sta lavorando per sostenere i Paesi a rafforzare le loro capacità di prepararsi e riprendersi dagli effetti e dai disastri legati ai cambiamenti climatici ed anche a utilizzare  quel potenziale della cultura, ancora non sfruttato, per l’azione climatica: "...La nostra collaborazione rafforzata con i partner e gli Stati membri per far fronte alla crescente necessità di un maggiore monitoraggio dell’impatto dei cambiamenti climatici sul patrimonio mondiale dell’Unesco attraverso dati più accurati e pertinenti è stata fondamentale, così come i nostri sforzi per sfruttare le piattaforme globali, tra cui l’Urban Heritage Climate Observatory. Lo sviluppo di politiche pubbliche inclusive per l’azione climatica attraverso la cultura è un altro passo essenziale per portare avanti un’agenda climatica globale condivisa, che sarà fortemente supportata dall’attuazione del “Policy Document on climate action for World Heritage”".

fonte:greenreport.it

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PRESENTATA DALLA COMMISSIONE LA NUOVA PROPOSTA DI REVISIONE DELLA IED (DIRETTIVA SULLE EMISSIONI INDUSTRIALI): CRITERI PIÙ STRINGENTI E PIÙ TRASPARENZA.

La nuova Direttiva sulle emissioni industriali proposta dalla Commissione europea chiede criteri più stringenti sui limiti emissivi e più flessibilità per gli impianti ad alto tenore di innovazione; in particolare sono stati introdotti nuovi principi per l’autorizzazione e la verifica dei valori emissivi dei grandi impianti industriali ed è stato creato un portale online (EU Industrial Emissions Portal) per consultare i dati sulle attività inquinanti di tutta Europa. Nonostante le limitazioni imposte dalla Direttiva sulle emissioni industriali, oggi le emissioni europee sono ancora consistenti: il 40% dei gas serra, più della metà di quelle di SOx e dei metalli pesanti, e circa il 30% dei NOx e delle polveri sottili (PM10).

L'ultima Direttiva chiede dunque l'utilizzo di tecnologie ancora più avanzate nei processi di produzione, nell'ottica di un minor impatto sull’ambiente e sulla salute umana; in questo senso è stato confermato il vecchio il criterio della Best Available Techniques (BAT) nel procedimento autorizzativo, che garantisce l'utilizzo appunto di tecnologie in grado di minimizzare le emissioni e il rilascio di inquinanti nell’ambiente. Il criterio verrà addirittura rafforzato, in quanto obbligherà gli Stati membri a richiedere limiti emissivi più stringenti del minimo legale, sia per le nuove autorizzazioni che per i rinnovi dei permessi.

Le industrie che produrranno impianti ad alto tenore di innovazione le autorizzazioni dovranno seguire invece il criterio dell'Innovation Centre for Industrial Transformation and Emissions (INCITE), che supporterà l’individuazione di soluzioni per abbattere l’inquinamento.

Entro il 2030-2034, tutti gli operatori interessati dalla IED dovranno adottare dei piani di transizione che garantiscono gli obiettivi UE al 2050 in materia di inquinamento zero, economia circolare e decarbonizzazione.

fonte: rinnovabili

 

I GAS HFC (GAS REFRIGERANTI)  E GLI IDROCLOROFLUOROCARBURI (HCFC) SONO DANNOSI PER L'OZONO: L’UE CHIEDE DI RIDURNE L’IMPATTO CLIMATICO ENTRO IL 2050.

Il nuovo regolamento prevede maggiori controlli sulle autorizzazioni e sull'etichettatura, che deve rendere più semplice i controlli doganali e il tracciamento dei prodotti che entrano sul mercato UE; alcuni idrofluorocarburi sono stati vietati, altri sono soggetti a più restrizioni d’uso. Dall'altra parte le "ozone-depleting substances", cioè le sostanze che danneggiano l’ozono (che già erano quasi del tutto vietate), verranno praticamente abolite (entro il 2050) dopo la revisione del regolamento per gestire al meglio i materiali che ne contengono.

fonte: rinnovabili

 

CONSEGUENZE DELLA GUERRA IN UCRAINA: UN DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO AUTORIZZA LE FORZE ARMATE ALLL'UTILIZZO DI 70 ETTARI DEL PARCO IN REGIONALE DI MIGLIARINO-SAN ROSSORE-MASSACIUCCOLI PER "OPERAZIONI SPECIALI”. 

Legambiente Pisa critica il recente decreto del Presidente del Consiglio che stabilisce di realizzare nel Parco Regionale di Migliarino-San Rossore- Massaciuccoli, su una superficie di 70 ettari, una struttura dedicata a diverse attività delle Forze Armate per "operazioni speciali". Legambiente ricorda che l’area da oltre 40 anni è protetta per decisione della Regione e dello stesso Stato; l’Ente Parco, come stabilito dall’articolo 2 dello statuto, ha per finalità la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturalistico-ambientale.

La struttura militare molto probabilmente occuperà un'area agricola fragile e, che, ricorda l’ISPRA, (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) è fonte di servizi ecosistemici come la regolazione del clima, la mitigazione dei fenomeni idrologici estremi e il mantenimento della biodiversità, già  tutelata dalla carta costituzionale dopo la recente modifica dell’art. 9.

fonte:greenreport

 

MANCATA CHIUSURA O BONIFICA DI 12 DISCARICHE ILLEGALI: DOPO DIECI ANNI DALLA PRIMA L’UE INVIA ALL'ITALIA LA SECONDA LETTERA DI COSTITUZIONE IN MORA.

Nonostante il nostro Paese fosse stato ancora una volta invitato a conformarsi alle norme della Ddirettiva relativa alle discariche di rifiuti (1999/31/CE), secondo la quale gli Stati membri avrebbero dovuto chiudere entro il 16 luglio 2009 le discariche non conformi ai requisiti della direttiva stessa, dopo dieci anni la Commissione ha accertato che l’Italia, pur avendo regolarmente chiuso 32 discariche, non è ancora riuscita a garantire la chiusura definitiva e il risanamento delle 12 discariche rimanenti.

La nuova lettera di costituzione in mora concede alll'Italia ancora 2 mesi per porre rimedio alla situazione, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’Ue.

fonte:greenreport