A CURA DI

AVV. ANTONELLA ROBERTI

NEWS DI FEBBRAIO 2023

 

NEWS DALL'UE SULL'AMBIENTE

A cura di Federica De Rose, Redazione Foroeuropa

 

RIPRISTINARE LA SALUTE DELL'OCEANO: LE NAZIONI UNITE VERSO UN TRATTATO INTERNAZIONALE D'ALTO MARE.

La salvaguardia delle acque è un obiettivo fondamentale e nazionale di ogni governo; tuttavia è necessario tutelare anche la vasta area dell'oceano che si trova al di là della giurisdizione di ogni singolo stato e a tal scopo i governi si riuniranno nuovamente alle Nazioni Unite a New York per due settimane a partire da metà febbraio per definire gli ultimi dettagli di un trattato d'alto mare di cui si parla (sono state già eseguite cinque sessioni di negoziati internazionali) da ormai 15 anni.

Secondo il Wwf International, per attuare il trattato è necessario l'impegno da parte dei paesi sviluppati a "contribuire con risorse finanziarie, scientifiche e tecnologiche… e aumentare il rafforzamento delle capacità e il trasferimento tecnologico"; sempre il Wwf ricorda come la salute degli oceani in questi anni sia stata messa a rischio da varie cause, tra cui una governance frammentata, la pesca eccessiva, l'inquinamento e la distruzione degli habitat a causa anche dell'estrazione mineraria in fondali marini.

Gli obiettivi fondamentali del trattato dovrebbero essere:

"Progettare un processo per stabilire e gestire aree marine protette in aree al di fuori della giurisdizione nazionale (ABNJ)."

"Sottoporre tutte le attività in alto mare a un processo di valutazione dell'impatto ambientale proporzionato agli impatti probabili."

"Impegnarsi a rafforzare le opportunità di cooperazione. Il trattato aumenterà la pressione sugli organi di governo esistenti affinché rispettino le aspettative e gli obblighi di proteggere la biodiversità."

"Istituire una conferenza delle parti per facilitare l'effettiva attuazione di tutti gli aspetti dell'accordo."

fonte:WWF Climate & Energy Blog

 

ALLARME DA EEB (IMPORTANTE NETWORK AMBIENTALISTA): LA PRODUZIONE EUROPEA DI IDROGENO VERDE SU LARGA SCALA SOTTRAE RISORSE FINANZIARIE ALLO SVILUPPO DI ENERGIE RINNOVABILI.

Luke Haywood e Cosimo Tansini, due esperti dell'Eeb, l'European environmental bureau (importante network ambientalista) sostengono che la produzione di idrogeno verde su larga scala "richiede degli investimenti massicci che rischiano di sottrarre risorse finanziarie cruciali per lo sviluppo di energie rinnovabili."; la conseguenza è l'ulteriore rallentamento delle azioni degli Stati per la decarbonizzazione.

Gli esperti scrivono su Euractiv: "…Le fonti energetiche rinnovabili stanno aumentando - L'anno scorso, per la prima volta , l'energia solare e quella eolica hanno sostituito il gas e il carbone diventando la prima fonte di generazione di elettricità nell'Ue. Tuttavia, le lobby del gas fossile e del nucleare non hanno smesso di elaborare piani per mantenere le nostre economie legate alle loro attività per i prossimi decenni. Piuttosto che sostenere apertamente il gas e il nucleare, hanno scoperto una nuova strategia che si adatta allo slancio zero-emissioni: sostenere massicci piani per l'idrogeno "verde", che "prevede un processo di elettrolisi, che consiste in una serie di trasformazioni chimiche grazie all'apporto di energia elettrica rinnovabile". Nonostante il suo "colore diverso", la creazione di idrogeno rischia di gravare in maniera eccessiva sulle risorse finanziarie europee e nazionali".

Haywood e Tansini indicano soluzioni agli Stati Ue nella pianificazione degli investimenti nell'idrogeno verde: "L'Europa non dovrebbe scommettere il suo percorso verso la decarbonizzazione su una tecnologia che non ha dimostrato il suo potenziale per produrre in modo sostenibile su larga scala…Sovvenzionare pesantemente l'idrogeno per il bene della competitività industriale si tradurrà nella sottrazione di risorse finanziarie tanto necessarie da altri investimenti cruciali per fornire energie rinnovabili, efficienza energetica e sicurezza energetica…Semmai, i fondi per l'idrogeno dovrebbero essere addizionali… Senza addizionalità, la produzione di idrogeno cannibalizzerà le energie rinnovabili intese a decarbonizzare altre parti dell'economia, ostacolerà la mitigazione del clima e metterà a rischio il sostegno pubblico alla transizione".

fonte:europa.today.it/ambiente

 

DAL SUMMIT TRA I VERTICI DELLA COMMISSIONE EUROPEA E UCRAINA È EMERSO CHE POTREBBE DIVENTARE UN "SERBATOIO" DI IDROGENO PER L'EUROPA.

In vista dell'avvio dei progetti di ricostruzione post bellica Bruxelles ha siglato un memorandum di intesa Ue-Ucraina sull'energia; sono stati stanziati18 miliardi in aiuti e inserita l'Ucraina all'interno dei programmi di investimento europei, tra cui il RePowerEU, il grande piano Ue (detto anche piano Timmermas, commissario europeo per il clima),incentrato sull'energia, per sostenere la transizione ecologica del blocco, che copre anche nucleare, biometano, acciaio e fertilizzanti.

In realtà nel 2019 l'Ucraina, gigantesco serbatoio di idrogeno, era già sta inserita nei progetti Ue per la transizione grazie alla risorsa di idrogeno e biocombustibili; purtroppo la  guerra (e le debolezze strutturali dell'amministrazione ucraina) ha interrotto i piani, anzi, ha danneggiato il 40% delle infrastrutture energetiche del Paese.

Quando si parla di gas nel piano si intende l'idrogeno idrogeno blu, "ripulito" dalla Co2, che può essere immesso nella rete di gasdotti esistenti tra Ucraina e centro Europa.

La produzione di idrogeno pulito proviene anche da fonti nucleari; si legge nel piano Timmermas: "Le vaste possibilità di produzione di elettricità nucleare ucraina potrebbero contribuire ad abbassare notevolmente il costo della produzione di idrogeno pulito … Circa il 30% di sconto sulla capacità complessiva potrebbe essere convertito alla produzione diretta di idrogeno".

Altre i fonti energetiche ucraine sono l'ammoniaca, il biometano e l'acciaio; dice ancora il piano: "…l'Ucraina è dotata di una solida infrastruttura per l'ammoniaca ,che è stata utilizzata in precedenza per la produzione russa... almeno 5 milioni di tonnellate di ammoniaca potrebbero essere prodotte direttamente in Ucraina" e trasportate "o come vettore" di idrogeno o "come materia prima per fertilizzanti e simili".

Alcune critiche provengono da Corporate europe, ong che si batte per la trasparenza dei processi decisionali dell'Ue, che sostiene:"… Accaparrandosi l'elettricità prodotta da fonti rinnovabili di cui l'Ucraina ha un disperato bisogno , l'Ue rafforzerebbe le relazioni economiche neocoloniali"… perpetuando "un modello energetico neocoloniale basato sullo sfruttamento dei Paesi del Sud del mondo".

Altre critiche da EcoAction, ong ecologista, per la quale Bruxelles vorrebbe "fare greenwashing alle spese dell'Ucraina: il piano si focalizza sull'export verso l'Ue (persino quando si parla di acciaio e prodotti agricoli), dimenticando che la produzione di idrogeno dovrebbe servire innanzitutto a decarbonizzare i consumi interni di energia, prima che quelli degli europei".

fonte:europa.today.it

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LA CORTE DEI CONTI UE GIUDICA INADEGUATE LE AZIONI DELL'ALLEANZA MONDIALE PER SOSTENERE IL SUD GLOBALE NELLA LOTTA CONTRO LA CRISI CLIMATICA.

Nel 2007 nasceva l’Alleanza mondiale per sostenere il Sud globale nella lotta contro la crisi climatica, che aveva due obiettivi fondamentali:

- "promuovere il dialogo e la condivisione delle conoscenze."

- "fornire sostegno tecnico e finanziario per le misure di adattamento, mitigazione e riduzione del rischio di catastrofi."

Sull'operato dell'Alleanza fino ad oggi si è espressa la Corte dei Conti Ue:"…Abbiamo rilevato che l’impatto dell’iniziativa -Alleanza mondiale contro il cambiamento climatico- è stato inferiore alle aspettative e che il passaggio previsto fra lo sviluppo di capacità e le azioni più concrete a sostegno diretto della popolazione non è stato sistematico...Crediamo che la Commissione dovrebbe concentrarsi sui soggetti maggiormente colpiti dal cambiamento climatico e far confluire quanto appreso sia nelle future azioni di contrasto del cambiamento climatico che nelle future iniziative di sostegno…poche azioni includevano attività specificamente rivolte alle esigenze delle donne e altre attività avevano costi proibitivi per i nuclei familiari più poveri. Inoltre, le attività pilota che avevano ottenuto buoni risultati avrebbero potuto essere estese in modo che un numero maggiore di persone ne potesse beneficiare".

fonte:rinnovabili

 

L’EOLICO OFFSHORE "IN SIMBIOSI" CON L'ALGA MARINA: TRA POCO SARÀ POSSIBILE NEI PAESI BASSI .

E' prossima l'attuazione del progetto Amazon che vede per la prima volta integrata la coltivazione commerciale di alghe con l’eolico offshore.  Nel North Sea sarà costruita la prima fattoria algale offshore realizzata direttamente tra gli aerogeneratori; Zak Watts, Direttore della Sostenibilità per Amazon in Europa:"… Le alghe possono diventare uno strumento cruciale per la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera, tuttavia sono ad oggi ancora coltivate su scala relativamente ridotta in Europa …Siamo entusiasti di supportare un progetto come questo in grado di contribuire a una maggiore comprensione delle potenzialità delle alghe nel contrasto al cambiamento climatico".

La fattoria galleggiante "North Sea Farm n.1" sarà operativa entro la fine dell’anno, disseminata in un'area di 10 ettari che dovrebbe produrre almeno 6.000 chili di biomassa algale nel primo anno; i tecnici confidano che possa diventare un modello di riferimento per le coltivazioni di alghe offshore nel mondo. L’allevamento di macroalghe è un enorme potenziale che potrebbe aiutare a rigenerare l’oceano e i mari rimuovendo i nutrienti che causano l’eutrofizzazione; inoltre non è inquinante, anzi è un aiuto per il sequestro del carbonio è può trovare applicazioni nel trattamento delle acque reflue.  

L'Ue ad oggi è uno dei maggiori importatori di prodotti a base di alghe a livello globale e si prevede che la domanda raggiungerà i 9 miliardi di euro nel 2030, in particolare per la produzione alimentare, cosmetica, farmaceutica e energetica. Dalla Commissione recentemente è giunta una comunicazione: "È ormai il momento di sfruttare appieno il potenziale delle alghe come risorsa rinnovabile in Europa".

fonte:rinnovabili

 

SICCITÀ-COLDIRETTI: "LA SITUAZIONE È PEGGIORE DI QUELLA DELLO SCORSO ANNO, QUANDO SI È REGISTRATA UNA PERDITA DI ALMENO 6 MILIARDI DI EURO NEI RACCOLTI".

L'ultima analisi condotta da Coldiretti su dati Isac-Cnr ha rilevato che al nord "è caduto il 40% di pioggia in meno rispetto alla media storica"; a causa di questo fenomeno "verranno coltivati quest’anno in Italia quasi 8mila ettari di riso in meno per un totale di appena 211mila ettari, ai minimi da trenta anni", nonostante l’Italia garantisca da sola la metà dell’intera produzione di riso dell’Ue, con 9 risaie su 10 concentrate fra la Lombardia, Veneto e Piemonte.

Purtroppo il problema è più esteso; secondo Coldiretti infatti "L’allarme siccità riguarda in realtà tutte le coltivazioni alla vigilia delle semine 2023 con il fiume Po a secco che al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate. La situazione è peggiore di quella dello scorso anno quando si è registrato una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti a causa della siccità. Con il Po a secco rischia 1/3 del made in Italy a tavola che si produce proprio della pianura padana, dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale".

Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini: "Di fronte al cambiamento climatico è necessario realizzare un piano invasi per contrastare la siccità ed aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma ad appena l’11% …Insieme ad Anbi e soggetti pubblici e privati abbiamo pronti una serie di interventi immediatamente cantierabili che garantiscono acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita. Un intervento necessario anche per raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare".

fonte: greenreport

 

ALLARME DALL'ONU SULL' INNALZAMENTO DEI MARI E I RISCHI PER L'UMANITÀ:"ASSISTEREMO A UN ESODO BIBLICO".

In occasione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, durante il primo incontro sulle implicazioni globali del fenomeno dell'innalzamento dei mari, il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha dichiarato: "L’impatto dell’innalzamento dei mari sta già creando instabilità e nuovi conflitti…Assisteremmo a un esodo biblico di intere popolazioni e a una competizione sempre più forte per l’acqua dolce, la terra e altre risorse".

Secondo i dati recentemente pubblicati dall’Organizzazione meteorologica mondiale, il livello medio globale del mare è aumentato più rapidamente dal 1900 che in qualsiasi altro secolo precedente degli ultimi 3.000 anni; inoltre  il WMO rivela che anche se il riscaldamento globale si limitasse a 1,5 gradi, il pianeta subirebbe comunque un notevole innalzamento del livello delle acque marine.

Gli studiosi rivelano che a causa del fenomeno, nei prossimi decenni, interi Paesi potrebbero scomparire per sempre; non solo le isole del Pacifico, anche diverse città e megalopoli potrebbero presto dover affrontare gravi conseguenze: Cairo, Lagos, Maputo, Bangkok, Dhaka, Jakarta, Shanghai, Mumbai, Londra, Los Angeles, Copenaghen, New York, Buenos Aires, Santiago e altre.

L’innalzamento del livello del mare ha anche un'altra minaccia da non sottovalutare, quella dell' infiltrazione di acqua salata che può distruggere coltivazioni, danneggiare la pesca e il turismo e danneggiare i sistemi di trasporto, ospedali e scuole, facendo anche diminuire i posti di lavoro.

La crisi si può affrontare con tre azioni immediate:

- "evitare di superare i +1,5 gradi, anche se con le politiche attuali ci stiamo avvicinando a 2,8 gradi, una condanna a morte per i Paesi vulnerabili".

- aumentare e migliorare i "sistemi di allerta precoci per preparare e proteggere le comunità".

- agire perché i "diritti i umani delle persone non scompaiono perché scompaiono le loro case". (Guterres).

L’ungherese Csaba Kőrösi, presidente di turno dell’assemblea generale dell’Onu: "In meno di 80 anni, tra 250 e 400 milioni di persone avranno probabilmente bisogno di nuove case in nuove località" e ha sottolineato gli impatti negativi  per i "panieri del mondo, come il delta lungo il Nilo, il Mekong e gli altri grandi fiumi.

fonte: lanuovaecologia